Ieri 22 dicembre 2016, nel plesso dell’Itis Galilei, in occasione dell’assemblea organizzata dagli studenti, si è tenuto un momento di meditazione e spiritualità, coordinato dal prof. M. Genco e caratterizzato dalla gradita presenza di un nostro stimato amico sacerdote (e collega): Don Angelo Cianciotta.
Questi, con stile informale, ha saputo attrarre l’attenzione dei ragazzi e indurli a riflettere criticamente sul profondo e rinnovato senso che il Natale assume, quale occasione per riscoprirsi e rinnovarsi sul piano umano e spirituale.
Il Natale, festa che l’imperatore Costantino nel 330 ufficializzò per la Natività di Gesù, sostituì la festa pagana del Sol Invictus, nascita del dio sole, a sua volta derivata dalle celebrazioni Saturnali in onore del dio Saturno e di quelle greche in onore di Kronos, padre di Zeus. Ancor più oggi, rappresenta l’evento illuminante, simbolo della riscoperta o rinascita dell’anelito di verità, di conoscenza, di consapevolezza ma anche momento emblematico dell’ abbandono dell’oscurantismo, del laicismo e dell’ateismo.
Non avere riferimenti ideali o religiosi o riporre cieca fiducia nella scienza e nella tecnologia, non può che portare al nichilismo, quello che Nietzsche definisce “il più inquietante fra tutti gli ospiti invisibili che si aggirano per casa”, cioè la negazione di ogni valore, che non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità.
A dirla con le parole di Galimberti: “..finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l’età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l’età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell’esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non “lavorano” più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un “noi” motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai “riti della crudeltà” o della violenza”.
Forse è per questi motivi che Don Angelo, facendo riferimento ad un racconto popolare, rielaborato dallo scrittore Paulo Coelho, ha narrato il dialogo tra una nuvola e una duna del deserto, la prima che decide di sacrificarsi per donare l’acqua alla seconda inaridita e far si che su questa possano nascere erbe e fiori colorati.
Prima di benedire il Presepe alla presenza del Dirigente Scolastico V. Petronella e di molti docenti, Don Angelo Cianciotta ha rivolto la seguente breve preghiera: “Signore, fà di me una lampada. Brucerò me stesso, ma darò luce agli altri”.
Giusto l’essenziale, per prepararci ad accogliere degnamente il nostro gradito Ospite Gesù.
N.Vulpio